INTERVISTA/ Tedd Patterson, icona dell’House Music, protagonista del Frankie Knuckles Tribute

Dj, tra i più amati e stimati a livello mondiale, Tedd Patterson, icona dell’House Music sarà il protagonista indiscusso della settima edizione del “Frankie Knuckles Tribute”, che prenderà forma l’8 luglio al Flava Beach di Castel Volturno. In attesa di ascoltare il suo sound, ecco l’intervista che ci ha rilasciato in esclusiva…da leggere tutta d’un fiato!

di Tommy Totaro

 

Tedd, i tuoi dj set, da anni, sono tra i più originali e coinvolgenti al mondo. Qual è il segreto?

Il mio sound è cambiato spesso nel corso del tempo, ma non amo definirlo o catalogarlo in qualche modo. Come artista, sarebbe soffocante. Mi piace, invece, avere la libertà di esplorare, per suonare ciò che voglio ed andare con la musica dove desidero. A volte sono Deep e Soulful, altre più energetico, ma sempre ritmato e creativo. Credo, si debba al fatto che ascolti diversi generi musicali, anche se quello che fino ad oggi ha avuto la meglio è il Rhythm and Soul.

 

 

Sei stato definito da moltissimi nightclubber e addetti ai lavori, una leggenda dell’House music… Cosa provi davanti a un’affermazione del genere?

Questo tipo di complimenti mi onorano, ma allo stesso tempo, fanno aumentare anche la responsabilità nel cercare di offrire al pubblico gli alti standard qualitativi che ci si aspetta da me.

 

Ed ora, una domanda un po’ strana: se il tuo sound fosse una “ricetta”, quale “ingrediente” non potrebbe mai mancare?

Sì, davvero insolita (ride ndr). Comunque, direi il Rhythm and Bass (R&B).

 

Cosa o chi ha ispirato il tuo modo di suonare?

Mi nutro di funky grooves & bass. Più sono grooves e più mi piacciono. Prendo ispirazione da tutto ciò che ascolto, un po’ qua, un po’ là. Per quanto riguarda i dj, mi rifaccio a Knuckles, Humphries, Tenaglia, Kevorkian…

 

Potendo utilizzare una sola parola, quale sceglieresti per definire il tuo sound?

Personale.

 

Credi sia già nato il tuo erede, musicalmente parlando?

Beh, non saprei, ma viaggiando da tanti anni intorno al mondo e avendo suonato per milioni di persone, sicuramente ne avrò ispirati un bel po’. E, alcuni di loro, sono delle superstar!

Tedd, come sai, da qualche anno dedichiamo un tributo a Frankie Knuckles. Che rapporto avevi con lui?

Io e Frankie siamo diventati amici nei primi anni ‘90, subito dopo il successo della sua “The Whistle Song”. In realtà, ci conoscevamo già da prima, ma da quel momento abbiamo iniziato a frequentarci molto di più. Ci siamo divertiti tanto insieme, si rideva, si parlava spesso di musica e delle politiche riguardanti la cultura dance. Frankie per me è stato un Maestro, mi ha regalato consigli per uscire dal baratro in cui stavo finendo e mi ha sempre rassicurato quando capitava che dubitassi di me stesso.

 

Hai anche remixato un suo brano “Get over U”. Com’è nata l’idea?

Premetto, che il brano originale mi piaceva già tanto. Così, quando ho ricevuto la proposta da parte dell’etichetta SoSure, che me ne chiedeva una versione aggiornata, ho accettato ben volentieri. Sono contento di ciò che ho realizzato e di averlo fatto per Frankie.

Cosa dobbiamo aspettarci dalla tua performance dell’8 luglio al Flava Beach?

Il mio intento è quello di portare il vecchio spirito House aggiornandolo con qualche novità. So che la tendenza attuale in Italia è techno, ma io non seguo le mode. Suonerò semplicemente per il piacere di farlo e per Frankie.

 

Da quanto tempo manchi da Napoli e che ricordi hai della città?

Sono passati circa 5 anni e, per questo, sono felicissimo di tornare… Di bei ricordi ne ho tanti e sarebbe difficile sceglierne solo alcuni. A questo proposito, conservo diversi video registrati anni fa e quest’estate ne pubblicherò alcuni sul mio account Instagram.

 

Secondo te, a parte il 41esimo parallelo, che altro accomuna Napoli a New York, due città che professionalmente ti hanno dato tanto?

La gioia e l’accoglienza sono due delle cose che preferisco del Bel Paese e del popolo italiano in generale. Da voi ci si sente come a casa. Mi considero un afroamericano, italiano nel cuore… La magia è proprio qui. Eh sì, senza dubbio, sia l’Italia che gli States hanno contribuito al mio sviluppo professionale, ma di sicuro il vostro Paese, mi ha regalato i ricordi più belli come dj.

Credi che l’Intelligenza artificiale, di cui tanto si parla in questo periodo, possa influenzare negativamente o rappresentare, comunque, un ostacolo per il mondo musicale?

Non so davvero se ed eventualmente in che modo potrebbe influenzare la scena House. E penso che proprio il non riuscire ad immaginare le conseguenze dovute all’AI, crei grande preoccupazione.

C’è qualche collega con il quale ti piacerebbe collaborare, ma ancora non se n’è presentata l’occasione?

Sì, Carl Craig.

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